Carlo Splendore - Studi e Ricerche sull'Energia Orgonica
Cenni sull'energia vitale
Studi recenti hanno convalidato
l'ipotesi, giunta fino a noi attraverso una tradizione che risale alle
epoche più remote, dell'esistenza di un campo di forze che
circonda il corpo umano, si estende per una distanza di qualche metro
oltre la sua superficie cutanea e s'irradia da alcune parti del corpo,
in particolare dal capo e dalle mani. Si tratta di un'energia la cui
natura è ancora sconosciuta. Sembra che un fenomeno di tipo
elettromagnetico convogli un "quid" che attiene all'esistenza
stessa della vita, ma che la scienza non è ancora in grado di
precisare.
Quelle che finora erano solo le testimonianze
soggettive e personali di individui particolarmente dotati
(chiaroveggenti), capaci di percepire un'altra ottava oltre la gamma
delle vibrazioni dello spettro visibile, pare che abbiano trovato
conferma nei risultati ottenuti negli ultimi decenni del secolo scorso
da ricercatori specializzati, un po' in tutto il mondo.
Molti esperimenti sono stati, infatti, condotti
da scienziati di vari paesi, al fine di accertare l'esistenza e le
proprietà di un campo di energia vitale che sarebbe generato dal
corpo fisico degli esseri viventi (c.f.r. il volume di Carlo Splendore
:"L'Onda di Vita nell'Armonia del Cosmo" Edizione Technipress -
Roma,1988 e, dello stesso autore : "Come in basso, così in alto"
Ediz. Atanòr-Roma, 1994).
In particolare, intorno agli anni trenta del xx° sec., il medico
austriaco Wilhelm Reich (1897 - 1957) conduceva le sue ricerche
sull'origine e sulla natura dell'energia vitale. Nel 1934 egli
iniziò i suoi esperimenti che lo avrebbero portato alla scoperta
dei bioni, microrganismi ottenuti da materiale organico e/o
inorganico sterilizzato.
Nel 1939 egli scoprì che i bioni emettevano un tipo sconosciuto
di energia, che sembrava non obbedire alle leggi note della fisica.
Reich chiamò questa energia Energia Vitale, o Orgone (da
organismo e da orgasmo) e giunse alla conclusione che essa non era
altro che una radiazione di origine cosmica. Egli si pose subito il
quesito se vi fosse una qualche analogia tra le proprietà
dell'orgone e le funzioni attribuite all'etere da molti ricercatori .
Ne concluse che "la maggior parte di queste funzioni coincide con molte
funzioni dell'energia orgonica cosmica, che sono state osservate
direttamente e riprodotte sperimentalmente."Egli pertanto definì
come flusso dell'etere nella struttura membranosa umana la
corrente orgonica dell'uomo.
Al contrario dell'etere, che si pensava fosse in
stato di quiete, Reich trovò che l'orgone appartiene ad una
corrente ondulatoria che percorre il pianeta da ovest verso est, ad una
velocità superiore a quella della terra. L'esito negativo degli
esperimenti di Michelson e Morley, che si proponevano di verificare
l'esistenza dell'etere, è da attribuire, secondo Reich, appunto
al fatto che si pensava che l'etere fosse in stato di quiete e, quindi,
che la terra si muovesse attraverso un etere stazionario. Ma
l'osservazione dell'orgone atmosferico dimostra che l'etere "non
è affatto stazionario, bensì si muove più
rapidamente del globo terrestre." Secondo Reich, quindi, l'ipotesi
della possibile esistenza dell'etere continua ad essere valida.
IL ROTORGON


Il rotorgon
( rotore + orgone ) è un semplice dispositivo
che consente di rivelare l'esistenza di un campo di energia vitale,sia
quella emessa dal corpo umano, sia quella presente nell'ambiente in cui
viviamo, proveniente dagli spazi cosmici e circolante intorno al
pianeta.
Tutto fa ritenere che questo tipo di energia sia di natura orgonica,
sia perché parte integrante dello strumento è un
accumulatore orgonico, sia perché esso mette in luce alcune
proprietà che sono peculiari di questo tipo di energia.
Noi qui non possiamo entrare nel merito della vera natura di questa
energia, d'altra parte per certi aspetti ancora controversa, ma ci
sembra di poter affermare fin da ora che il rotorgon non sia altro che
un mezzo attraverso il quale la suddetta energia vitale subisca
dapprima una degradazione ad energia di tipo elettrostatico e che
questa venga successivamente convertita in energia cinetica. Infatti va
detto subito che l'elemento sensibile di questo strumento è un
organo rotante il quale, col suo moto spontaneo e senza l'ausilio di
alcuna forma di energia supplementare convenzionale, dimostra
l'esistenza di una forma di energia sconosciuta e inesauribile.
Gli studi e le ricerche circa le possibili applicazioni di questo tipo
di energia sono tuttora in corso e le sue utilizzazioni si annunciano
tanto promettenti quanto imprevedibili, potendo andare da una nuova
forma di forza motrice ad energia libera (cioè dalla
disponibilità illimitata) fino alla possibile realizzazione di
un nuovo mezzo di comunicazione a distanza.
Questo nostro lavoro ha tuttavia solo un carattere divulgativo, senza
alcuna pretesa di affrontare il problema sulla base di una trattazione
scientifica. Esso si rivolge soprattutto a quei lettori dotati di
spiccate attitudini al "fai da te", o bricolage, e fornisce tutte le
notizie e i dati tecnici per poter realizzare la costruzione
dell'apparecchio, anche con l'aiuto di schemi, disegni e fotografie.
Il rotorgon può, infatti, essere costruito con poca spesa,
utilizzando i modesti mezzi di cui può disporre uno
sperimentatore dilettante, con l'impiego di materiale che è alla
portata di tutti.
Come si costruisce
Il rotorgon si compone essenzialmente di due parti :
1) una parte fissa, o statore;
2) una parte mobile, o rotore ( girante).

Lo statore
si ricava da una scatola cilindrica (diametro : 12 -14 cm; altezza : 10
- 12 cm) di cartone pressato (o di legno).Detta scatola dovrà
essere sezionata lungo due generatrici diametralmente opposte e una
mezza circonferenza, situata a circa 2 cm dal fondo. Ne risulta una
scatola che ha conservato il fondo, dalla quale però è
stata asportata una fascia semicilindrica(vedi Tav5).Abbiamo ottenuto
in realtà una mezza scatola, la cui parete riveste una
particolare importanza perché farà parte di un
accumulatore orgonico del tutto particolare. Infatti, detta parete
dovrà essere rivestita da uno o più strati di cotone e di
ferro. Procedendo dal dorso della parete semicilindrica verso l'interno
della scatola incontreremo i seguenti strati : cartone(o legno) >
cotone(ovatta) > lamiera di ferro (latta). Al centro della scatola
verrà fissata una colonnina, preferibilmente di ottone (potrebbe
andar bene anche una vite di ottone da 5 MA, lunga 6 - 7 cm ).Sulla sua
sommità verrà praticato un foro cieco, di 0,2 - 0,3 mm di
profondità, destinato ad ospitare il perno conico del rotore
(perno a spillo)(v. Tav. 1 ) Anche sul fondo della scatola verrà
collocato uno strato di cotone e, su questo, un disco di lamiera di
ferro.
Lo statore deve poter essere orientato secondo i 4 punti cardinali e, a
questo scopo, è munito di una apposita bussola, fissata
all'estremità di una barretta di ottone avvitata al fondo della
scatola e sporgente da questo di 6 - 7 cm.( Tav.3 - 4 - 5 )E' evidente
che sarà possibile orientare lo statore solo se questo
sarà montato, tramite un perno, su di un supporto verticale, a
sua volta munito di base ( v. Tav. 1 ). E' così che, per
l'orientamento del rotorgon, possiamo fare ruotare l'intero strumento
attorno al suo perno, ferma restando la base sul suo appoggio.
All'altra estremità della barretta di ottone(alidada), nei
modelli in cui il bordo della scatola è così alto da
occultare la girante, sarà necessario montare uno specchio,
fissato al telaio tramite una cerniera che consente di aggiustarne
l'inclinazione.(Tav. 3 - 5)

Il
rotore(o girante) si compone di 4 parti : 1) un perno a spillo- 2)
un dischetto collettore - 3) una raggiera -4) un anello.(v.Tav. 2)
Il perno a spillo lo si può ricavare dall'estremità di un
ago. Il collettore è un dischetto di cartone( diametro 16 - 18
mm) con un foro al centro, nel quale viene fissato il perno mediante
una goccia di adesivo. La raggiera ha tre o quattro bracci, ripiegati
verso il basso allo scopo di abbassare il baricentro dell'intero corpo
mobile, rispetto al punto di appoggio del perno. Questi bracci si
possono ottenere utilizzando fili di rame o di acciaio armonico
(spessore 0,3 mm )opportunamente sagomati e saldati al dischetto
collettore per mezzo di adesivo istantaneo. In luogo di fili di metallo
possono essere utilizzate striscette di carta, col vantaggio di ridurre
sensibilmente il peso dell'equipaggio mobile.(v. Tav.2A).Infine
l'anello lo si ottiene disegnando e ritagliando da un foglio di carta (
quella utilizzata per la stampante può andar bene ) un doppio
anello avente diametro esterno di 80 - 90 mm e interno di 60 - 70 mm.
L'anello verrà collegato ai bracci della raggiera sempre tramite
una goccia di adesivo.
A questo punto è opportuno chiarire quale è la posizione
che viene ad assumere la girante, una volta montata sul suo cuscinetto
conico(foro cieco), rispetto alla semi-scatola. Essa viene a trovarsi
per metà protetta dalla mezza scatola e per metà esposta
all'aria circostante. E' questa la condizione che deve essere
rispettata ai fini del funzionamento dell'apparecchio. A questo
proposito c'è da dire che sono state sperimentate con successo
anche altre soluzioni costruttive, con qualche variante rispetto a
quella sopra descritta, ma tutte nel rispetto della condizione
già accennata. Per esempio, si è visto che altrettanti
buoni risultati si possono ottenere se la porzione di scatola asportata
è un po' inferiore alla metà, così da restringere
lo spazio libero a vantaggio di quello occupato dall'accumulatore
orgonico. In questo caso non avremo più un piano di sezione
diametrale, ma due piani angolati fra loro, per esempio, di 120°(
anziché di 180°).
La parete della mezza scatola, che avvolge metà girante,
è rivestita, come si è detto, con lamiera di ferro, che
viene a trovarsi ad una distanza di 1 - 2 cm dal bordo della girante.
Non è opportuno ridurre tale distanza se si vuole evitare che la
girante rimanga bloccata, per attrazione esercitata dalla parete.
Impiego del Rotorgon
Se carichiamo lo
strumento applicando le mani anche solo a pochi millimetri dalla parete
della scatola e/o dal fondo,notiamo che il rotore entra presto in
rotazione. La velocità di rotazione dipende dalla durata della
carica e dall'intensità dell'energia trasmessa. In buone
condizioni si sono raggiunti i 18 - 20 giri/min.
Il senso di rotazione dipende dall'orientamento dello strumento
rispetto ai punti cardinali. Si è constatato che se la
direttrice E - W passa per la mezzeria della scatola (o asse di
simmetria della scatola, traccia del piano normale a quello secondo il
quale la scatola è stata sezionata), in modo che la parte
concava della scatola è orientata a W, il senso di rotazione
è quasi sempre antiorario. Solo in corrispondenza di
perturbazioni atmosferiche tale senso di rotazione tende ad invertirsi,
come meglio vedremo in seguito.
Se s'inverte l'orientamento dello strumento, con la parte concava della
semiscatola rivolta ad E, anche il senso di rotazione della girante
s'inverte prontamente e diventa orario.
Questo farebbe pensare all'esistenza di una corrente energetica che
investe lo strumento da W verso E, così come prevede la teoria
della propagazione dell'onda orgonica cosmica. Le cariche indotte dalle
mani non avrebbero altra funzione se non quella di potenziare la debole
energia convogliata dall'onda orgonica. Quindi, secondo questa ipotesi,
lo strumento si troverebbe soggetto all'azione combinata di un'onda portante
amplificata e, per così dire, modulata da una
sorgente locale di energia vitale. Da questo punto di vista il rotorgon
non sarebbe sempre in grado di fornire una misura attendibile
dell'intensità dell'energia che s'irradia dalle mani, non
essendo in grado di selezionare questa da quella dell'onda orgonica che
lo investe. E questo sarebbe confermato dal fatto che , a parità
di altre condizioni, non basta apporre le mani allo strumento per
indurre nel rotore sempre la stessa velocità di rotazione. Al
contrario, si è visto che questa cambia, a parità di
condizioni psico-fisiche dell'operatore, in funzione di altre
variabili, prime fra tutte le condizioni meteorologiche.
C'è chi vede il moto rotatorio spontaneo del rotore in qualche
modo correlato con la natura dinamica dell'energia orgonica che, come
sappiamo, avrebbe la caratteristica di propagarsi per onde e a
spirale.In determinate condizioni si verrebbe a creare un vortice che
trascinerebbe in rotazione, per una sorta d'induzione elettrostatica,
l'anello di carta (la girante) immerso in questo campo rotante.E' un
fatto che la somministrazione di cariche elettrostatiche al
rivestimento esterno dello statore potenzia le prestazioni del
rotorgon, il che si manifesta con una brusca accelerazione del rotore
(elettrizzazione per strofinìo del rivestimento di cellofan
della scatola e/o impiego di uno ionizzatore quale mezzo ausiliario).
La carica dello strumento può essere effettuata anche per mezzo
di una lampada ad incandescenza (60 - 80w), posta ad una distanza di 50
- 60 cm. Se poi s'investe lo strumento con un lampo di luce
intermittente,la girante, che prima era ferma, si mette in moto e
accelera a mano a mano che la frequenza del lampeggiatore aumenta. E'
molto difficile, tuttavia, stabilire un sincronismo tra la frequenza
del lampo e la velocità di rotazione della girante la quale
dapprima accelera, ma poi esce fuori fase, rallenta e può
fermarsi. Qui entrano in giuoco elementi ancora poco noti, come il
ruolo dell'accumulatore che in parte trattiene l'energia che riceve
dall'esterno, in parte la cede e in parte, forse, la trasforma.
In generale, prima di fermarsi definitivamente, la girante assume un
moto intermittente : si ferma, resta immobile per qualche secondo (il
tempo della ricarica) e poi riparte, riprende a girare per qualche
minuto ancora e si ferma di nuovo. L'arresto definitivo è
preceduto da soste che si vanno facendo sempre più lunghe.Si
è notato che in questo caso, di solito, l'apparecchio continua a
funzionare anche con pessime condizioni meteorologiche (cielo coperto e
pioggia). Se però il maltempo dura da qualche giorno, poco dopo
la carica la girante si arresta. Giova tenere presente, a.questo
proposito, che il rotorgon è messo in azione, una volta
caricato, dal flusso dell'onda orgonica che lo attraversa, onda che
è pulsante e convoglia un'energia che dipende da vari parametri
tra cui, soprattutto, come si è detto, le condizioni del tempo.
Si è accennato agli impedimenti che possono essere causa di
precoce arresto della girante.Tra questi dobbiamo includere la presenza
dell'operatore al momento in cui questi entra nella stanza ove è
in atto l'esperimento. Sappiamo che, per il principio della sintropia
(o entropia negativa),valido per tutti i sistemi viventi, un sistema a
più alto potenziale orgonico sottrae energia a quello che
trovasi ad un livello energetico più basso. In questo caso si
avrebbe un travaso d'energia dallo strumento all'operatore che trovasi
presso di esso. Se però lo strumento è del tutto scarico,
si è notato che può avvenire il contrario. E' quindi
consigliabile disporre le cose in modo da poter controllare il
funzionamento dello strumento a distanza, onde evitare di pregiudicare
l'esito della prova.
Un fenomeno analogo a quello ora descritto lo possiamo osservare anche
solo accostando una pianta ( un vaso di fiori ) al rotorgon in funzione
: la girante si arresta in modo definitivo.
Durata della scarica
La durata della
scarica dello strumento è funzione del potenziale orgonico
dell'ambiente : quanto più è piccola la differenza di
potenziale tra strumento e ambiente, tanto più è lungo il
tempo di scarica. Quando, tuttavia, quest'ultimo si estende oltre le
ventiquattro ore, non sembra che si possa parlare più di scarica
dello strumento. In questo caso, infatti, viene fatto di pensare ad una
sorta di alimentazione dello strumento da parte della corrente orgonica
locale. E' un punto, questo, di estremo interesse che meriterebbe di
essere approfondito mediante una sistematica sperimentazione. Quando si
assiste ad una rotazione del rotore che si protrae così a lungo,
in modo autonomo, con moto continuo e regolare, di giorno e di notte,
non si può non pensare ad una somministrazione d'energia
orgonica da parte dell'ambiente.
Con gli ultimi perfezionamenti apportati allo strumento abbiamo notato
che il moto sponteneo della girante è praticamente perenne,
di giorno e di notte, anche se interrotto, di tanto in tanto, da brevi
pause necessarie per la ricarica.
Il potenziale critico
Per potenziale
critico del rotorgon (Pcr) s'intende il più basso livello
d'energia utile per vincere l'inerzia dell'equipaggio mobile e il
modesto attrito del perno a spillo sul suo cuscinetto. Esso è
una caratteristica costruttiva dell'apparecchio e rappresenta la soglia
al di sopra della quale il rotorgon entra in funzione.
Se l'apparecchio trovasi in un ambiente il cui potenziale energetico
non è tale da riuscire a mantenere in rotazione la girante con
continuità (atmosfera povera di carica vitale ) ma è ad
un livello energetico al quale lo strumento è sul punto di
entrare in funzione, se cioè il potenziale dell'ambiente nel
quale operiamo coincide quasi col Pcr,anche una modesta corrente
orgonica può essere rivelata dallo strumento.Infatti, l'energia
convogliata da detta corrente orgonica, pur trovandosi ad un
potenziale.inferiore a Pcr, è accumulata nello statore che, come
abbiamo visto, è dotato di un piccolo accumulatore orgonico.
Dopo un certo tempo, l'accumulo di detta energia determina l'aumento
del suo potenziale (così come un accumulo di calore provoca un
innalzamento della temperatura) fino a superare il Pcr.A questo punto
la girante si mette in moto e resta in rotazione per un tempo che
dipende dalla quantità di energia accumulata.
Durante questa fase, che chiameremo fase attiva, l'apparecchio scarica,
sotto forma di energia cinetica, l'energia potenziale accumulata nella
precedente fase di carica (fase passiva).
Se lo strumento trovasi in un ambiente il cui potenziale è assai
inferiore al Pcr (clima insalubre e/o carico di umidità e agenti
inquinanti), se vogliamo che riveli la presenza della corrente orgonica
dobbiamo in qualche modo fornire energia allo strumento (uso di una
lampada, esposizione in ambiente solare, irradiazione con le mani,
ecc.). In alternativa, non resta che attendere che le condizioni
climatiche e stagionali favoriscano le cose con la presenza di un
flusso orgonico sufficientemente attivo.
Se, da ultimo, siamo favoriti da condizioni climatiche e ambientali
ottimali, con un potenziale energetico locale maggiore del Pcr, lo
strumento ci sorprenderà per le sue prestazioni assolutamente
imprevedibili. Il rotore allora rivela,col suo moto spontaneo, vivace e
costante, tutta la potenza convogliata dall'onda orgonica e noi, presi
da stupore per questo insolito moto rotatorio perenne di un anello di
carta, movimento che ha in sé qualcosa di vivo, ci
sorprenderemo a osservare questo fenomeno del tutto nuovo nelle varie
ore del giorno e della notte.
L'onda orgonica
Si può anche
pensare ad un'onda orgonica che investe lo strumento con le sue
semi-onde positive (creste) e negative (ventri). La cresta, con un
potenziale maggiore di Pcr, imprime il moto alla girante; la semi-onda
negativa, di potenziale inferiore a Pcr, non è in grado di
mantenerla in rotazione.
La presenza di un'onda
orgonica è messa in evidenza dal rotorgon anche quando, in
condizioni favorevoli, lo strumento funziona con continuità.
Infatti, il moto della girante non è quasi mai un moto rotatorio
uniforme, cioè a velocità costante, ma vario e la girante
è soggetta a continue accelerazioni e decelerazioni. E'
ciò che fa pensare alla presenza di un flusso d'energia
variabile nel tempo. Immerso in un campo di energia che lo attraversa,
lo strumento, come abbiamo avuto più volte occasione di
accennare, può funzionare da solo, senza apporto di energia
dall'esterno, purchè il potenziale dell'ambiente lo aiuti.
E' un po' quello che
accade in una radio a galena. In questo caso, infatti, la sola energia
convogliata dall'onda elettromagnetica è in grado di far vibrare
la membrana dell'auricolare della cuffia. L'onda modulata viene
raddrizzata dal cristallo e resa udibile, ma non viene amplificata. Se
vogliamo captare stazioni lontane e, quindi, rivelare onde che
convogliano minore energia, dobbiamo ricorrere ad una fonte locale
d'energia, che amplifica l'onda in arrivo e ci consente di alimentare
l'altoparlante. In modo analogo si comporta il rotorgon
Quando l'onda orgonica è particolarmente intensa e/o le
condizioni ambientali lo consentono, lo strumento la rivela senza
l'ausilio di un'energia aggiuntiva. Se l'onda è flebile e lo
strumento lavora in condizioni sfavorevoli, è necessario "alimentarlo"
mediante la somministrazione di un'energia supplementare, che ne
innesca il funzionamento. La funzione della lampada (o di qualunque
altro mezzo ausiliario) si può paragonare a
quella della corrente che alimenta un apparecchio radio.
La lunghezza dell'onda orgonica
Assumendo per tale maggiorazione un valore compreso tra il 10 e il 20% e per una località situata al 42° di latitudine N(Roma) otteniamo : V = V' x 1,15 = 405 m/sec (di poco superiore alla velocità del suono nell'aria).
A seguito di ripetute misure si è trovato che T può variare da 18 a 28 sec, ma il dato più ricorrente è quello di 25 sec.(50 e 75 per le armoniche), dato confermato anche, come vedremo in seguito, da misure effettuate con l'Orgonometro.
Per la lunghezza d'onda otteniamo allora: λ = V x T = 405 x 25 = 10.125 m
Se fosse un'onda elettromagnetica (ma non lo è) apparterrebbe al campo delle onde lunghissime.
La frequenza è data da : f = 1/T = 0,04 cicli/sec.
La massima velocità della girante può variare sia in funzione dell'ampiezza dell'onda(intensità dell'energia convogliata), sia della sua frequenza. A questo punto viene fatto di pensare che le varie velocità della girante siano prodotte da onde orgoniche di varia frequenza e che quindi l'onda orgonica in realtà non sia che la risultante di un fascio di onde, di volta in volta selezionate dallo strumento.
Il Rotogon e le onde lunghissime
Sappiamo
che
un'onda sonora, quando vibra ad una frequenza molto bassa, comincia
a far sentire la sua azione diretta sui corpi. Quest'azione si
può
manifestare in vari modi e dipende, oltre che dalla frequenza del
suono, anche dalla sua intensità e dal tipo di vincolo cui
è
soggetto il corpo su cui agisce.
Anche per le onde elettromagnetiche vale questa correlazione diretta tra fenomeni fisici e onde a frequenza bassissima(onde lunghissime), ma in senso inverso in quanto a relazione tra causa ed effetto. In questo caso, infatti, sono i fenomeni naturali a generare tali onde. L'assestamento della crosta terrestre(terremoti),le eruzioni vulcaniche, i temporali, le aurore boreali,ecc., danno origine ad onde radio a frequenza audio(100 - 10.000 Hz ) con lunghezze d'onda comprese tra i 3 km e i 30 m.Si tratta delle onde ELF che possiamo ascoltare mediante appositi ricevitori.
Ora, c'è da supporre che il fascio di onde orgoniche rivelato dal Rotorgon sia all'origine del moto della girante. Questo fascio di onde darebbe origine non tanto ad un'azione meccanica diretta sulla girante, quanto piuttosto ad un campo di cariche elettrostatiche polarizzato, il quale a sua volta genererebbe, per mutua attrazione e repulsione di dette cariche, il moto rotatorio della girante. L'effetto cinetico sarebbe quindi un effetto secondario.
Se così fosse, non dovrebbe essere difficile innalzare la frequenza del fascio d'onde fino a portarla a livelli audio, e così rendere udibile un'armonica di detto fascio originario. E' quanto ci proponiamo di sperimentare.
Il rotorgon e la meteorologia

I mutamenti delle
condizioni del tempo influiscono sulle prestazioni dello strumento.
Questo fatto non ci deve meravigliare se pensiamo che ogni
perturbazione è sempre accompagnata da variazioni più o
meno imponenti dei parametri fisici dell'atmosfera ( pressione,
temperatura, umidità dell'aria) e, in particolare, da mutamenti
anche repentini del potenziale elettrico e del suo tipo e grado di
ionizzazione.
Per esempio, si è potuto constatare che la condizione di bel
tempo (sole che splende in un cielo terso ) corrisponde alla rotazione
della girante sempre nello stesso senso, che è a sua volta in
relazione con l'orientamento dello strumento. Così, se questo
è orientato ad W e noi siamo seduti di fronte allo strumento con
la fronte a N, il senso di rotazione sarà sempre quello
antiorario. La girante tende ad assumere il caratteristico andamento
ondulato della velocità : ruota con velocità che aumenta
e diminuisce con regolarità, senza mai arrestarsi.
Ma, se a W è in atto una perturbazione, sappiamo che la
direzione della corrente orgonica s'inverte e, anziché
propagarsi da W ad E, sarà diretta da E ad W. Questo lo
rileviamo dapprima con un'incertezza da parte della girante circa il
suo senso di rotazione, che diventerà alternato, successivamente
con l'inversione permanente del senso di rotazione.
In occasione di forti raffiche di vento, che di solito precedono il
temporale provocato dall'avanzamento di un fronte freddo, l'energia che
si libera dall'incontro di masse d'aria a diverso potenziale elettrico
è tale che la rotazione della girante si fa pronta e vivace,
come non era mai stata prima. Essa si mette a girare da sola, senza
l'aiuto di nessun mezzo esterno, con velocità costante e con
continuità, in senso orario, se lo strumento è orientato
ad W o a N.
Quando poi ci veniamo a trovare tra due perturbazioni, anche lontane
alcune centinaia di chilometri, l'una ad E e l'altra ad W, la girante
ci rivela questa condizione con la sua immobilità quasi
assoluta. Non è in grado di rispondere ad alcuna sollecitazione
esterna se non dopo molto tempo e finisce con l'assumere una posizione
di stallo.
Un fenomeno analogo possiamo constatare se la zona in cui operiamo
è interessata da una depressione che si estende anche ad una
vasta area limitrofa. : lo rotazione diventa lentissima, anche sotto
l'azione della lampada (1 - 2 giri / min) e il suo senso è ora a
destra, ora a sinistra(alternato), con entrambi gli orientamenti (a N o
ad W).Sembra quasi di assistere ad un arresto della propagazione
dell'onda, il cui effetto sarebbe quello di creare un campo pulsante.
Abbiamo visto che la velocità media di rotazione della girante
è un elemento ricorrente ed uno tra i più significativi
poiché essa ci fornisce un'indicazione utile circa
l'intensità dell'energia rivelata dallo strumento, anche se una
più precisa valutazione di detta intensità sarà
possibile ottenere mediante l'orgonometro, di cui parleremo in seguito.
La velocità della girante può essere classificata
così : -bassissima( 1 - 2 giri/min ); - bassa ( 2 - 3 giri/min )
; - media( 5 - 6 giri/ min ) ; - medio-alta ( 7 - 8 giri/min ) ; - alta
( 9 - 12 giri min ) ; altissima ( 13 - 14 giri/ min ) ; - ultra rapida(
15 - 20 giri/ min ) che si può ottenere, per esempio, caricando
lo strumento con le mani per un congruo lasso di tempo e in particolari
condizioni ambientali favorevoli. Le velocità più alte si
possono misurare agevolmente mediante un apposito dispositivo
stroboscopico.
Si è potuto inoltre constatare che l'approssimarsi di una
consistente variazione del tempo può essere annunciata con
qualche ora di anticipo e questo perché l'inversione del senso
di propagazione dell'onda ne è un segnale precoce.
E' evidente che l'optimum delle prestazioni del rotorgon si ottiene in
ambiente soleggiato, anche se lo strumento viene schermato in modo da
sottrarlo ai raggi diretti del sole. In queste condizioni si sono
registrati quei valori della velocità media di rotazione che
abbiamo classificato come altissima. La girante, attraverso il
tipo di moto che la anima, ci comunica dei messaggi. E' come se avesse
un suo linguaggio, che dobbiamo imparare a decifrare con un'attenta e
assidua osservazione e con prove ripetute.
Questo suo linguaggio si esprime con:
1) -il senso di rotazione, che può essere orario
e/o antiorario;
2) -il tipo di moto, che può essere:
a) uniforme (velocità costante)
b) vario
(accelerato o ritardato, in modo disordinato)
c) continuo, cioè senza soste (la velocità
può diminuire, ma non si annulla)
d) pulsante, ad andamento ondulante;
e) intermittente, con fasi alterne di carica(soste) e scarica
(moto)
f) alternato, il cui senso di rotazione s'inverte con periodicità.
Ma la girante
è azionata dal flusso dell'energia orgonica che l'investe
quindi, il modo con cui essa si muove è in funzione delle
caratteristiche di propagazione dell'onda orgonica. Queste, a loro
volta, sono in relazione con le condizioni climatiche locali e con
quelle meteorologiche.
Un cenno a parte meritano gli eventi di origine astronomica(fasi
lunari, solstizi, equinozi, macchie solari, eclissi, ecc.).Di recente,
in occasione di un aumento dell'attività del sole, con
incremento delle macchie solari, conseguente intensificazione delle
correnti in seno al campo magnetico interplanetario e la comparsa di
aurore in più regioni settentrionali della Terra, lo strumento
ha subito un blackout che lo ha mantenuto immobile per circa due
giorni, insensibile a qualsiasi stimolo esterno.
Ipotesi sul principio che è alla base della rotazione della girante
Le prove elettriche effettuate sul
Rotorgon hanno messo in luce(come si vedrà meglio in seguito a
proposito del Magnetorgon) una polarizzazione dell'accumulatore
orgonico.
Si è cioè potuto constatare che i
due stipiti della semi-scatola presentano cariche elettriche di segno
opposto.Per stipiti intendiamo qui i bordi estremi verticali
della fascia interna della scatola.
La differenza di potenziale misurata tra gli stipiti dello statore,
opportunamente schermato, è dell'ordine di alcuni decimi di
millivolts(0,1 - 0,8 mV ) come meglio si vedrà più
avanti(vedi figg.4, 6 e 7
).
Supponiamo ora che lo stipite di sinistra della mezza scatola ( per chi
la guarda frontalmente )sia di segno + e quello di destra sia negativo.
L'anello di carta è per metà immerso nell'aria in cui,
com'è noto, sono sempre presenti ioni positivi e negativi. Ora,
a seconda del prevalere dell'uno o dell'altro segno della carica ionica
dell'aria, l'anello di carta si andrà caricando ora di ioni
positivi, ora di quelli negativi. Nel primo caso l'anello sarà
respinto dalla carica + presente sullo stipite sinistro e attratto da
quello - dello stipite destro.
L'anello allora assumerà un moto rotatorio antiorario.(vedi 1) in fig .1A ) Se nell'ambiente
in cui operiamo si vengono invece a stabilire condizioni che
favoriscono il prevalere degli ioni negativi, l'anello di carta, se
l'aria è sufficientemente secca, si carica con segno - e viene
respinto dallo stesso segno dello stipite destro e attratto da quello +
dello stipite sinistro, assumendo così un moto rotatorio orario,
o destrorso.(v. 2) in figura 1A).
All'interno del semi-cilindro l'anello dovrebbe risultare scarico
poiché le cariche, di cui era portatore, sono state
neutralizzate da quelle dei rispettivi stipiti.
Questa ipotesi sul principio che è alla base della rotazione
della girante è suffragata dai seguenti fatti:
1) quando la girante è situata tutta all'interno di un
accumulatore orgonico chiuso,del tipo tradizionale e, quindi,isolata
dall'ambiente esterno, non gira affatto;
2) quando s'inverte l'orientamento del rotorgon , per esempio da W >
E ad E>W, anche il senso di rotazione della girante s'inverte, a
parità del segno delle cariche ioniche dell'aria. Infatti, la
polarizzazione degli stipiti varia al variare della posizione che essi
occupano.
3) Si può passare dall'orientamento W>E a quello E>W
facendo ruotare lo statore sul suo perno. Così facendo la
posizione degli stipiti s'inverte: A si porta nella posizione che aveva
B, e viceversa., ma il segno rimane nella stessa posizione: adesso
è B che è diventato positivo, e A negativo.(v. 3) in fig.) Per chi guarda la
semi-scatola frontalmente lo stipite di sinistra, che prima era
positivo, ora è diventato negativo e anche il moto della girante
s'inverte e passa da anti-orario ad orario.
Se ne deduce che il segno degli stipiti dipende dalla loro
posizione nello spazio e, quindi, dal loro orientamento e,
cioè,dall'angolazione con cui la corrente orgonica investe
l'accumulatore.
L' O R G O N O M E T R O
Come misurare l'energia orgonica
La misura dell'energia che investe il rotorgon richiede
l'impiego di uno strumento che ci consenta di effettuare delle misure,
sia pure approssimative, e che noi stessi potremo costruire,
utilizzando materiali di uso comune, come già abbiamo fatto per
il rotorgon.
Sostanzialmente si tratta di corredare il nostro rotorgon di un
quadrante graduato fissato alla semi-scatola di qualche millimetro al
di sopra della girante.Un apposito indice, da montare sospeso ad un
filo al di sopra del quadrante, ci sonsentirà di leggere , in
una scala convenzionale, la grandezza che ci proponiamo di misurare
Vediamo ora nel dettaglio come realizzare questa costruzione aggiuntiva.
Innanzi tutto dovremo ritagliare da un foglio di
carta, o da un sottile cartoncino, un cerchio graduato ( con divisione
di 10° ), che disegneremo con l'aiuto di un goniometro.Questo
quadrante dovrà avere un diametro esterno uguale a quello della
girante e uno interno di 3- 4 cm. La graduazione 0° -
180° dovrà essere disegnata sia verso destra che verso
sinistra, perché si dovrà poterla leggere nei due sensi
di rotazione dell'indice. Questo quadrante verrà fissato ad un
disco ( di cartone o di materiale plastico, ma non di metallo)il quale
a sua volta verrà collegato alla parete della semi-scatola, per
mezzo di un montante che fa capo al morsetto di serraggio.Una cura
particolare richiede la costruzione dell'indice, dal cui peso dipende
la prontezza di funzionamento dello strumento.Lo potremo ricavare da un
sottile cartoncino, oppure da un sottile foglio di cellofan.Esso
consiste essenzialmente in una striscia rettangolare(larga circa 15
mm)sagomata a punta ad una estremità e munita di un foro al
centro.Attraverso detto foro(diamatro 4mm)passerà il picciolo
della boccola destinata ad ospitare l'ago alla cui cruna verrà
annodato il filo di sospensione.Si tratta di un filo di nylon molto
sottile (spessore 0,06 mm - lunghezza 4 -5 mm)che ci potremo procurare
presso un negozio di articoli di caccia e pesca, essendo utilizzato
come lenza.L'estremità superiore del filo dovrà essere
annodata ad un comine ago da cucire che verrà fissato ad una
banana(articolo in vendita tra i componenti elettronici) .Detta banana
troverà il suo alloggiamento in una boccola montata
all'estremità di un braccio orizzontale fissato al
montante del morsetto di fissaggio, di cui si è detto prima.Con
questo dispositivo potremo effettuare piccole regolazioni in verticale,
cioè alzare od abbassare l'indice di pochi millimetri rispetto
al piano del quadrante, ma soprattutto potremo, ruotando la banana,
effettuare l'azzeramento dell'indice.Questo consiste nel far coincidere
la punta dell'indice con lo zero della scala sul quadrante,operazione
che è bene eseguire prima di ogni serie di osservazioni. Si
è visto che le prestazioni dello strumento migliorano se si
munisce l'estremità interna dell'indice(quella che si muove di
fronte alla lamiera della scatola) di una strisciolina di carta
sagomata ad arco di cerchio, con un'ampiezza di circa 40 -50 gradi
sessagesimali.Naturalmente i carichi lungo l'asta dell'indice dovranno
risultare equilibrati rispetto al punto di attacco del filo.
Come fare le letture all'orgonometro
Quando l'energia orgonica investe lo strumento, agisce sia sulla girante che sull'indice.Entrambi si muoveranno dapprima con un moto simultaneo e con la stessa velocità.Però, a mano a mano che la rotazione procede, noteremo che la girante dopo una prima fase di moto accelerato, tende ad assumere una velocità costante.In questa prima fase l'indice dello strumento effettua la sua corsa di andata fino alla sua massima escursione, in corrispondenza dell'inizio del moto uniforme della girante.A questo punto l'indice si arresta mentre la girante continua a ruotare.E' questo il momento di fare la lettura. Infatti è qui che si realizza l'equilibrio tra il momento motore,esercitato dalla forza di cui ci proponiamo di conoscere l'intensità, e il momento resistente dovuto alla reazione elastica del filo di nylon.Quest'ultimo in effetti si comporta come una molla di torsione che tende ad opporsi al momento motore esercitato sul filo dall'indice, soggetto anch'esso, come la sottostante girante, all'azione dell'onda orgonica.Alla massima escursione dell'indice corrisponde il valore massimo dell'energia convogliata dall'onda rivelata dallo strumento, espressa in gradi sessagesimaliSotto l'azione di richiamo del filo(il cui momento torcente è ora maggiore di quello motore)l'indice inizia il suo moto retrogrado e tende a tornare a zero.Ha concluso una escursione completa di andata e ritorno.Nel punto in cui l'indice torna a zero, l'energia riassume quel minimo che aveva all'inizio del moto di andata.Se contiamo il tempo che l'indice ha impegato a compiere una escursione completa di andata e ritorno noi abbiamo il periodo dell'onda orgonica e cioè il tempo impiegato dall'onda a compiere un'oscillazione completa.
Con questo dato (il periodo)conoscendo la velocità di propagazione dell'onda ,possiamo ricavare la sua lunghezza.E' quanto abbiamo visto in precedenza, quando abbiamo illustrato, per la determinazione del periodo, il metodo della misura dell'intervallo di tempo che separa i due minimi consecutivi della velocità di rotazione della girante del rotorgon.In effetti, il valore ricavato in precedenza di T = 25 sec ha trovato conferma nel conteggio della durata di una escursione completa dell'indice che, in regime persistente, è risultato essere appunto di 25 sec.
A questo proposito c'è da dire che in realtà sarebbe più corretto parlare di un fascio di onde, giacchè, come abbiamo accennato in precedenza, tutto fa ritenere che ogni strumento, a seconda delle sue caratteristiche costruttive e di taratura, sia capace di rivelare per selezione un particolare fascio di onde orgoniche , in cui però una data lunghezza d'onda prevale sulle altre.
Può accadere che l'indice, raggiunta la massima escursione, mentre sta compiendo la sua corsa retrograda ad un certo punto si arresti e riprenda una nuova corsa di andata.In questo caso lo strumento segnala un brusco incremento dell'energia che si manifesta con un ramo ascendente dell'onda prima che questa raggiunga il minimo.
Rappresentazione
grafica dell'ondaSulla scorta dei dati forniti dall'orgonometro siamo in
grado di tracciare un profilo dell'onda orgonica ,in modo
empirico ma sufficientemente indicativo.Su di un foglio di carta
tracceremo tre colonne verticali, destinate alle seguenti osservazioni:
1°) Il punto di partenza dell'onda, che non è sempre
coincidente con lo zero.Può accadere, infatti, che l'indice
inizi a muoversi , per esempio, a 5° e segneremo questo dato
nella colonna che intesteremo col simbolo : у°.
2°) La massima escursione dell'indice, cioè il n°
di gradi sul quale si porta l'indice, prima di iniziare la sua corsa di
ritorno.Riporteremo questo dato nella colonna intestata col simbolo :
Emax
3°) La durata dell'intera escursione dell'indice, in andata e
ritorno, espressa in sec. e rilevata mediante un contasecondi.
Segneremo questo dato, che è il periodo dell'onda, nella colonna
intestata col simbolo T.
Ora, su di un foglio di carta millimetrata riporteremo i dati
raccolti in un diagramma le cui ascisse stanno ad indicare i tempi
(sec) e sulle cui ordinatefigureranno le escursioni dell'indice, in
gradi sessagesimali.In corrispondenza della metà del peiodo T
innalzeremo una verticale e su di essa segneremo il punto di max
escursione(cresta dell'onda); i punti di minima escursione segnalano i
minimi dell'onda(ventri).
Sarà opportuno corredare la documentazione con i dati
relativi all'ora e alle condizioni meteorologiche.


Valore istantaneo dell'energia
Se
vogliamo che le escursioni angolari del quadrante siano lente, dobbiamo
adeguatamente aumentare il suo momento d'inerzia. Questo non possiamo
ottenerlo mediante l'aumento del diametro, che deve essere contenuto
entro 9 cm , tenuto conto che la scatola entro cui esso ruota ha un
diametro di 12 cm e può essere foderata con lo strato previsto
per l'accumulatore. (Naturalmente qui ci siamo riferiti alle dimensioni
medie più comunemente usate, dimensioni in larga misura
obbligate da quelle della girante, il cui peso non dovrebbe superare i
0,4 - 0,5 grammi.) Non resta quindi, che agire sul peso e questo
è il motivo per cui si consiglia di ritagliare il quadrante
direttamente da un cartoncino (tipo bristol).
Con questo accorgimento noteremo che, quando la girante assume un moto
uniforme, il quadrante sosta a lungo sul valore che corrisponde a detta
velocità, senza essere soggetto ad oscillazioni periodiche, il
che ci consente di fare una lettura che è molto vicina a
quella del valore istantaneo dell'energia che in quel momento
investe lo strumento.
Una volta fatta la lettura, non resta che esprimerla in funzione
dell'unità convenuta. Per ora, in attesa che questa sia
definita, per questa unità possiamo adottare l'org (abbreviazione
di orgone).
Nel nostro caso faremo coincidere un org con un grado sessagesimale,
essendo stato diviso il quadrante in gradi sessagesimali. In effetti,
per un dato modello, l'angolo di cui ruota il quadrante sotto l'azione
dell'onda orgonica, è unicamente funzione del momento che lo
sollecita, potendo conglobare tutti gli altri parametri ( lunghezza del
filo, sua sezione, materia di cui è costituito il filo,ecc.) in
un'unica costante, che è appunto la costante di quel modello.
Ma l'energia che stiamo misurando è polarizzata, nel senso che
è dotata di segno positivo o negativo, a seconda che il senso
sia anti-orario, oppure orario. E ' stato assunto come segno positivo
il senso di rotazione anti-orario perché si è visto che
questo è il moto naturale dell'equipaggio mobile quando lo
strumento è orientato ad W. In questo caso la porzione di
quadrante su cui faremo la lettura è quella.destra. Se, al
contrario, il moto avesse il senso orario, la lettura avverrebbe sulla
porzione sinistra del quadrante ( di qui la necessità di una
numerazione speculare rispetto ad un diametro ). Così se, per
esempio, il quadrante si arresta e sosta a 40° del semi-quadrante
di destra, la lettura è : + 40 org.
Abbiamo finora parlato genericamente di energia orgonica, senza fare
esplicito riferimento alla sorgente da cui proviene. Va da sé
che l'orgonometro può trovare una sua applicazione anche per la
misura dell'energia che s'irradia dalle mani, pur essendo anche in
questo caso valide le limitazioni cui si è accennato a proposito
di un analogo impiego del rotorgon.
IL M A G N E T O R G O N
Costruzione - Sperimentazione - Principi di funzionamento
---------------------
_E' uno strumento di ricerca sulla natura e le proprietà dell'energia che in esso si manifesta per mezzo della rotazione di un leggero anello di carta (girante o rotore ). Detta rotazione ha delle caratteristiche del tutto peculiari. Essa, infatti, è spontanea, non richiede nessun tipo di energia supplementare tradizionale, è continua, nel senso che si protrae nel tempo , di notte e di giorno, con qualche intermittenza dovuta a brevi pause durante le quali si presume che l'apparecchio si ricarichi. Tutto fa ritenere che l'energia che mantiene in rotazione la girante sia del tipo orgonico, anche se nel Magnetorgon ( magnete + orgone ) non sono presenti i componenti classici dell'accumulatore orgonico. In effetti esso è di una semplicità costruttiva tale da renderlo di facile realizzazione anche da parte di chi non ha particolari abilità nel campo delle costruzioni meccaniche. Si richiede solo un po' di attitudine al fai da te e la pazienza di munirsi di un po' di materiale che è facile reperire in commercio, essendo di uso comune e di basso costo.
La costruzione
Dovremo distinguere in esso due parti
essenziali : 1) lo statore ; 2) il rotore.
Lo statore si distingue in una scatola semicilindrica e in un
supporto destinato a sostenere la girante.
-La scatola può anche più semplicemente ridursi ad un
cartone ripiegato in modo da formare un semicilindro, quindi senza
fondo né coperchio. Il cartone deve però essere formato
da più strati. Se , per esempio, il cartone ha uno spessore di
0,30-0,35 mm, occorrono 5 o 6 fogli sovrapposti. Ad evitare che il
semocilindro , una volta formato, tenda a srotolarsi, conviene dapprima
sovrapporre i vari strati, tagliati a misura, ripiegandoli attorno ad
un oggetto cilindrico del diametro approssimativo del semicilindro
finito. Tenendo il pacchetto dei fogli di cartone aderente al cilindro,
provvederemo a collegare insieme tutti i fogli tramite una spillatrice.
Ciascun foglio sarà alto 16 cm e lungo circa 28 cm.; il diametro
del semicilindro è di circa 12 cm. C'è da dire subito che
finora , per semplicità, abbiamo parlato di semicilindro, ma in
realtà, come si può rilevare dalle figure allegate, il
cartone abbraccia un arco che sottende un angolo di circa 270°,
cosicchè l'apertura interessa un angolo di circa 90°.( Fig.
1 )
-Il supporto per la girante lo si può ottenere utilizzando, come
base, una borchia del tipo di quelle che vengono impiegate per
l'appoggio dei bastoni porta-abiti all'interno degli armadi. Ve ne sono
di varie misure :18, 20, 25, 30 cm di diametro. Non dovrebbe essere
difficile ricavare poi un cilindretto alto una diecina di cm da fissare
nel foro della suddetta borchia. Sulla sommità del cilindretto
verrà avvitata una vite di ottone( non di ferro, per i motivi
che vedremo in seguito).Sulla testa di questa vite praticheremo una
sede conica, con la punta di 2-3 mm, profonda 0,2-0,3 mm , per
l'alloggiamento del perno a spillo della girante.
A circa 2/3 dell'altezza del supporto possiamo fissare un disco di
cartone rigido, che ci servirà da sostegno per i magnetini.
Questi, che fanno anch'essi parte dello statore, dovranno essere in
numero di due, sistemati , diametralmente opposti, o sulla base
dell'apparecchio, o sul disco intermedio( Fig.2 )o sui lati della
scatola, all'altezza della girante.La loro sistemazione definitiva
dipende dai risultati sperimentali. Tutto consiste nel trovare la
distanza più appropriata tra magneti e girante.Si dovranno
preferire magnetini di ferrite, perché sono meno potenti di
quelli al neodimio.Questi ultimi, invece , potranno essere utili per
rinforzare il campo magnetico(se necessario) e potranno essere
collocati su di una traversa appoggiata sulla sommità della
scatola.I magnetini di ferrite potranno avere la forma di prismi
rettangolari delle seguenti dimensioni, in mm : 26 x 13 x 5. La loro
forza di attrazione dovrà essere capace di sollevare un peso di
materiale ferroso di almeno 25-30 grammi.
Il rotore è costituito da una
girante, per la cui costruzione si rimanda alle istruzioni e ai disegni
riportati a pag.66 del n°11 di Altra Scienza.
L'apparecchio descritto in quell'articolo è un po' il
progenitore del Magnetorgon, il quale differisce da quel modello per
l'aggiunta dei magneti.
Come si è accennato, lo statore non presenta quelle
caratteristiche costruttive che riscontriamo invece nel Rotorgon:
niente rivestimento esterno di cotone, in più strati alternati a
lamiera di ferro, né rivestimento interno di lamiera di ferro.A
che cosa si deve dunque il suo funzionamento? E' quello che ci
proponiamo di studiare attraverso la sperimentazione.
Prima di formulare una teoria che sia alla base
del funzionamento dello strumento, è opportuno prendere in esame
alcune prove, di carattere sperimentale, che mettono in luce talune sue
proprietà per certi aspetti imprevedibili.
Le prove sperimentali
1)- Se rivestiamo i bordi della scatola
(gli stipiti) con degli elettrodi e li colleghiamo ai puntali di un
tester, rileviamo una differenza di potenziale di qualche decimo di
millivolt.Mediamente si va dai 3-4 ai 7-8 mV.
Notiamo anche che i due stipiti sono polarizzati
e il segno + compete, di solito, a quello esposto a N.
Inoltre, se ruotiamo la scatola su se stessa di 180°, il senso del
moto della girante s'inverte subito. Si sono eseguite prove comparative
con i soli elettrodi, senza la scatola. Posti sul tavolo, ad una
distanza tra loro uguale a quella degli stipiti, non si è
rilevata alcuna d.d.p. apprezzabile.
2)- Se chiudiamo la scatola con un coperchio, il moto della girante
rallenta o si arresta. Perché lo strumento funzioni bene
è necessario che la scatola sia aperta, in modo che il volume di
aria da essa racchiuso sia rinnovabile.
3)- Una strisciolina di carta, appesa nel suo punto intermedio ad un
sottile filo di nylon (spessore : 0,06mm - lunghezza : 100 mm),
accostata agli stipiti, si dispone in direzione orizzontale in modo da
collegarli, come se materializzasse eventuali linee di forza invisibili
che vanno da uno stipite all'altro. Spinta verso il centro della
scatola, la strisciolina tende ad assumere un moto rotatotio, proprio
come fa la girante.
A questo proposito c'è da dire che si è voluta utilizzare
questa tendenza nel tentativo di approntare un rudimentale strumento di
misura dell'energia che sollecita la girante. Si è quindi
approntato un quadrante graduato in gradi sessagesimali e lo si
è collocato al centro della scatola , su di un apposito
sostegno, a circa 8 cm dal piano di appoggio. Si è fatto in modo
che la posizione della strisciolina( appesa al filo collegato ad un
apposito braccio), coincidesse con lo zero della scala graduata. Si
è, cioè, tarato lo strumento e si sono potute fare delle
letture significative sia per quanto attiene all'intensità della
coppia motrice, sia per quello che riguarda la modalità con cui
detta energia si manifesta.
4)- Un sottile filo di acciaio magnetizzato (spessore 0,3 mm -
lunghezza 100 mm) appeso nel suo punto intermedio al solito filo di
nylon e accostato agli stipiti, in modo che il filo fosse sul piano
passante per gli stessi e sulla mezzeria della scatola, si dispone
naturalmente nella direzione N-S ma assume subito un moto oscillatorio.
Esso rivela l'esistenza di una forza che tende a scostarlo dalla
direzione del N, con moto anti-orario e, quindi, verso NNW. Le
oscillazioni hanno ampiezza variabile e vanno da uno scostamento medio
dal N di 4° ad uno massimo di 8°.Se portiamo il filo al centro
della scatola, le oscillazioni assumono valori talvolta più
ampi, con scostamenti massimi anche di 10°-12°.
5)- Tutte le volte che vi è stata la necessità di
togliere la girante dal suo supporto e poi di rimetterla a posto, o di
fare una manovra analoga con i magnetini e, in genere, ogniqualvolta
abbiamo dovuto toccare, per vari motivi, le varie parti dello
strumento, abbiamo sempre notato che la girante dapprima parte subito
con un moto accelerato, mantiene questa velocità sostenuta per
qualche giro e poi ritorna ad assumere la velocità di regime,
quella che aveva prima della manipolazione. Si direbbe che, a seguito
del contatto con le mani, si verifichi un apporto supplementare di
energia, una sorta di carica, seguita poi da una scarica.
6)- Non solo il contatto diretto con le mani, ma anche la sola
vicinanza dello sperimentatore è motivo di una maggiore
attività impressa alla girante.Si nota un incremento della sua
velocità dopo qualche secondo che ci si è accostati allo
strumento. Sembra quasi che esso registri un campo di energia emesso
dal corpo fisico di una o più persone presenti. Talvolta
è stata sufficiente la presenza dell'osservatore per mettere in
moto la girante, che era ferma, naturalmente a parità di altre
condizioni e col rispetto di tutte le precauzioni previste in questi
casi.
7)- Accostando le dita alla girante, al di sopra o al di sotto
dell'anello di carta, mentre è in atto la rotazione, notiamo che
la girante tende ad oscillare attorno ad un suo diametro. E' come se
venisse attratta o respinta da una sorta di carica emessa dalle dita.
8)- Un fenomeno analogo a quello riportato al n° precedente
è stato notato anche quando accostiamo alla girante in rotazione
un magnetino. L'anello di carta si solleva o si abbassa , mentre ruota,
comportandosi come se fosse costituito da una sostanza debolmente
magnetica. In altri termini, il magnete sembra attrarre o respingere
l'anello di carta.
9)- C'è un modo di potenziare le prestazioni dello strumento.
Esso consiste nell'aggiungere in elevazione, al semicilindro, un altro
foglio di cartone, con la stessa forma della scatola ma alto almeno 50
cm. Ai bordi di questo cartone aggiunto potranno essere sistemate 2 o 3
coppie di magnetini contrapposti. La velocità della girante, con
questo accorgimento aumenta e , dai valori medi di 10 giri/min,
può raggiungere anche velocità di 30 giri/min. Aumenta il
volume dell'aria interessata al fenomeno e, con essa , la
quantità di energia da essa trasmessa.
10)- Un altro effetto anch'esso positivo è quello esercitato
dalla luce. Sia la luce solare, diretta o indiretta, che quella delle
lampade ad incandescenza, sotto forma di luce diffusa o di raggi
intermittenti (lampeggiamenti), attivano in modo deciso il moto di
rotazione della girante. Non si può non pensare alla
proprietà dei fotoni di indurre, in determinati materiali e in
particolari condizioni, uno stato di elettrizzazione.
La teoria
L'onda orgonica, che percorre il nostro
pianeta da W verso E, convoglia energia vitale indifferenziata la
quale, a seguito della particolare forma della scatola, c'è da
supporre che generi in essa un campo di elettricità statica. In
altre parole l'energia orgonica subirebbe una degradazione ad energia
elettrostatica (vedi sopra ai punti 1,3 e4). Ora, in un centimetro cubo
di aria sufficientemente pulita, in ambienti interni od esterni, sono
presenti da 100 a 500 ioni. Questa ionizzazione dell'aria è
dovuta soprattutto ai raggi cosmici e alla radioattività
prodotta dal contenuto radioattivo della Terra. In questo modo, nalla
zona inferiore dell'atmosfera, dove viviamo, si formano ogni secondo da
10 a 20 nuove coppie di ioni in ogni centimetro cubo di aria. Avviene
che, quando un elettrone viene espulso da una molecola di ossigeno, si
forma una coppia elettrone - ione positivo. L'elettrone libero,
dopo un gran numero di collisioni che avvengono in un tempo brevissimo,
trova una molecola d'ossigeno neutra a cui unirsi .Questa molecola ,
che possiede ora una carica negativa supplementare, prende il nome di
ione negativo. Si hanno così due ioni, uno positivo e
l'altro negativo. Ma questo fenomeno non prosegue all'infinito,
perché se così fosse tutto l'ossigeno dell'aria dopo
qualche tempo, diventerebbe ionizzato.Accde che gli ioni, a seguito di
continue collisioni, si neutralizzano a vicenda : lo ione negativo cede
a quello positivo il suo elettrone in eccesso. E' il fenomeno detto ricombinazione.
Nel volume delimitato dalla scatola rappresentata in figura ( circa
1.600 cc) sarebbero quindi presenti da 160.000 a 800.000 ioni(v. anche
sopra al punto 9). Ora, un gas nel quale la maggior parte delle
molecole è ionizzata si chiama plasma.Nel caso nostro,
trattandosi di aria a temperatura ambiente con un modesto grado di
ionizzazione, formata da un miscuglio di molecole neutre, ioni ed
elettroni(v. sopra al punto 10) potremo parlare di micro plasma
freddo.A questo va aggiunta l'energia bioplasmica, emessa
dagli organismi viventi(v. sopra ai punti 5,6 e 7 ) che merita
però un cenno a parte stante la peculiare sensibilità del
Magnetorgon per questo tipo di energia.
Il moto di particelle cariche in un campo magnetico
Vediamo ora che cosa accade quando ioni
ed elettroni si muovono in un campo magnetico. Supponiamo che in un
campo magnetico uniforme H venga introdotta una particella
carica dotata di velocità iniziale v. Si nota che il
campo magnetico esercita una forza F sulla particella in
movimento (forza di Lorentz), forza che è funzione della
velocità v e dell'angolo che detta velocità forma con le
linee del campo. Questa forza esercita la sua azione solo su cariche in
movimento ed è sempre perpendicolare sia al campo magnetico, sia
alla velocità v( Fig.2 ).In particolare, se la
particella si muove in direzione perpendicolare al campo magnetico, la
forza di Lorentz deflette la traiettoria delle particella facendole
percorrere un'orbita circolare.
Facciamo ora l'ipotesi più generale di una particella carica che
si muova in un campo magnetico uniforme seguendo una direzione
generica. Potremo allora scomporre la sua velocità in una
componente perpendicolare e in una parallela alle linee del campo. In
questo caso la particella seguirà un moto risultante dalla somma
di una rotazione uniforme e di uno spostamento traslatorio uniforme. La
sua traiettoria diventa un'elica cilindrica il cui asse è
diretto come il campo magnetico(v.figura 3).
Ora, le cariche in movimento all'interno del Magnetorgon, così
guidate dalla presenza di un campo magnetico, agiscono sull'anello di
carta della girante per induzione elettrostatica e ne provocano la
rotazione, il cui senso dipende dal segno delle cariche stesse. E' come
se la girante venisse trascinata da un vortice di particelle cariche
rotanti.
Ipotesi e ricerche sull'energia bioplasmica
Stante l'analogia , da taluni autori
evidenziata, tra orgone e bioplasma, si ritiene opportuno qui
richiamare brevemente, con pochi cenni storici, alcune notizie relative
alle ricerche e alle scoperte effettuate in questo campo.
Al russo V.S.Grishenko (1944 ) si deve l'invenzione di questo termine,
che vuole estendere al mondo biologico il concetto di plasma, termine
col quale nella fisica moderna viene definito un gas ionizzato ad alta
densità e macroscopicamente neutro.
Se noi riscaldiamo una sostanza che si trova allo stato solido e
facciamo salire progressivamente la temperatura, osserviamo che ad un
certo punto comincia a fondere e assume quindi lo stato liquido.
Successivamente, a temperatura più alta, la sostanza evapora e
forma un gas. Fino a questo punto il calore fornito è stato
utilizzato per spezzare i legami intermolecolari Quando la temperatura
raggiunge un valore sufficientemente alto, le molecole del gas si
disintegrano in singoli atomi. Se ora portiamo il gas ridotto allo
stato atomico a temperature dell'ordine di 3000 - 4000 °K, possiamo
osservare i primi sintomi della dissociazione della compagine atomica.
Sappiamo che l'atomo è costituito da un nucleo, carico
positivamente, e dagli elettroni ruotanti intorno ad esso, la
cosiddetta corteccia dell'atomo. A temperature molto elevate il
gas cessa di essere neutro e la velocità media del moto termico
disordinato degli atomi è tale che, negli urti che si vengono a
determinare tra l'atomo e le particelle più veloci, gli
elettroni dello strato più esterno della corteccia vengono
strappati dall'atomo, che si trasforma così in un ione positivo.
A temperature intorno ai 10.000- 20.000 °K il gas risulta composto
esclusivamente da ioni positivi e da elettroni liberi. Per esempio, in
un centimetro cubo di idrogeno, portato a 30.000°K, la ionizzazione
è così spinta che sarà presente un solo atomo
neutro.
Un gas nel quale la maggior parte degli atomi è ionizzata assume
la denominazione di plasma.
Questo, detto anche " quarto stato della materia ", fu osservato per la
prima volta nella scarica che avviene nei gas a bassa pressione. Il
plasma è lo stato più diffuso della materia nelle
condizioni naturali e costituisce il 99,9 % della materia presente
nell'universo. Il Sole e tutte le stelle non sono altro che masse
gigantesche di plasma ad alta temperatura. Anche lo strato superiore
dell'atmosfera terrestre, la ionosfera, è formato da
plasma.
A questo punto è naturale chiedersi perché esso, pur
essendo lo stato ordinario della materia nell'universo, sia quasi del
tutto assente sulla superficie della Terra. Infatti le sostanze allo
stato solido, liquido e aeriforme costituiscono una eccezione, una
condizione inusuale della materia In realtà, sulla base degli
studi più recenti nel campo della biofisica, si sarebbe
accertato che tutte le forme viventi che si sono sviluppate proprio in
quella piccola frazione di materia, che è l'unica allo stato non
ionizzato, sarebbero dotate di un corpo di plasma freddo.Già dal
1968 alcuni biologi e fisici dell'Università del Kazakistan, ad
Alma Ata in Siberia, conducevano tutto un programma di ricerche sulla
componente nascosta dell'uomo e giunsero a risultati che confermavano
l'ipotesi di Grishenko e cioè che un corpo bioplasmico sarebbe
il responsabile della struttura energetica del corpo fisico. Ora , come
può il corpo umano, la cui temperatura è soltanto di
37°C, possedere un simile corpo di plasma? La risposta degli
scienziati russi può essere semplificata con l'analogia del
plasma di elettroni presente nel corpo solido dei semiconduttori.
I fisici parlano di un "gas di elettroni" all'interno dei
semiconduttori a temperatura ambiente. Ora, accade che nei processi
biologici si trovano tali elettroni liberi e tutto fa ritenere che
diverse parti del corpo umano si comportino come dei semiconduttori.
Del resto il Premio Nobel ungherese-americano Albert Szent-Gyorgyi
(1937) fu il primo a teorizzare che le cellule e altri componenti del
corpo umano potevano avere proprietà tipiche come quella .della
semiconduzione. Da allora sono state identificate molte funzioni,
proprie dei semiconduttori, nei tessuti viventi e non pochi oggi
pensano che l'elica del DNA possa funzionare come un "biolaser" ed
emettere radiazione coerente.
Abbiamo visto che il processo di ionizzazione
della materia, cioè la formazione di cariche elettriche libere,
è associato all'assorbimento di energia radiante.
Il processo inverso avviene quando dette particelle libere tornano a
stati di eneregia inferiori, cioè si legano ad un lattice di
nuclei atomici. In altri termini la formazione del plasma biologico
è un processo reversibile, accompagnato da assorbimento ed
emissione di quanti di energia radiante.
Secondo i biofisici russi la cellula umana non sarebbe altro che
un'emittente di radiazioni elettromagnetiche.Essa emetterebbe
radio-onde,onde di frequenze luminose visibili ed invisibili e onde
acustiche infrasoniche. Il nucleo emetterebbe luce invisibile UV; i
mitocondri, con la loro densità di ioni,emetterebbero luce rossa
visibile molto debole, rilevabile con metodi particolari.
Sempre secondo gli stessi ricercatori,il bioplasma è
caratterizzato da un alto grado di ordine(basso livello di entropia) ed
è questo fatto che lo distingue dall'ordinario plasma della
fisica, essendo altamente organizzato, tanto da poter parlare di un
vero e proprio corpo bioplasmico. E questa è una
delle caratteristiche che lo assimila all'orgone. Il bioplasma
sarebbe inoltre influenzato dalla ionosfera, dalle macchie solari e da
altri influssi di tipo cosmobiologico.Essi inoltre ritengono che sia
presente nel processo di trasferimento di energia vitale da guaritore a
paziente (proprio come accade per l'energia orgonica).
Il biofisico moscovita Victor Adamenko ritiene che si dovrebbe parlare
di " una fredda emissione di elettroni da un soggetto vivo verso
l'atmosfera".I centri di emissione, dislocati a centinaia sul corpo
umano, sembrano corrispondere ai punti dell'antico sistema cinese
dell'agopuntura.
Il Dott. Vladimir Inyushin, uno degli sperimentatori
dell'Università di Alma Ata, è giunto alla conclusione
che" al di là di ogni dubbio ciascun organismo vivente è
un sistema che irradia energia e crea un campo attorno a sé
".Egli inoltre non esita a identificare il corpo di bioplasma con il
corpo eterico delle antiche filosofie e delle dottrine orientali,
spesso confuso col corpo astrale.A questo proposito c'è da dire
che, secondo questa concezione, il bioplasma comincia ad assumere il
significato di una specie di etere biologico. A questo punto
verrebbe spontaneo pensare al bioplasma come ad un particolare aspetto
di energia orgonica.
Illustrazioni
IL ROTORGON
fig. 1A - La direzione della rotazione del rotore varia a seconda del segno della carica degli ioni contenuti nell'aria (figure 1 e 2) e dell'orientamento dello strumento (figure 1 e 3)








L'ORGONOMETRO


IL MAGNETORGON



Fig.3 - Una particella carica che entra in un campo magnetico uniforme H con direzione v percorre in generale una traiettoria che è un'elica cilindrica avente per asse la direzione del campo.




L' A U T O R E
Carlo Splendore
ingegnere industriale meccanico, ha prestato servizio, come ricercatore, presso la Scuola Nazionale di Stato per la Meccanica Agraria di Roma. Successivamente, come titolare della cattedra di Meccanica, Macchine a fluido e Laboratorio presso l'Istituto Tecnico Industriale Statale "G.Marconi" di Roma, si è dedicato per anni all'insegnamento e alla ricerca sperimentale, applicata in particolare al campo dei motori ad accensione spontanea.
Negli ultimi anni si è interessato allo studio della discussa energia vitale. Ha realizzato e messo a punto una strumentazione studiata per rivelare e misurare, sia pure in modo grossolano, quel tipo di bio-energia ancora controversa, conosciuta come energia orgonica.
Ha pubblicato i seguenti volumi :
1) - Nozioni sul motore a ciclo diesel - U.M. A.- Roma, 1957
2) - L'Allievo Meccanico Motorista - Edagricole - Bologna, 1975 ( 5a edizione )
3) - L'Onda di Vita nell'Armonia del Cosmo - Technipress - Roma, 1988
4) - Come in basso così in alto - Atanòr - Roma, 1994
5) - Il Bioradiometro - Società Editrice Andromeda - Bologna, 1998
Nota di questo blog: l'ingegner Carlo non è più in vita dal 28 Ottobre 2008. Lo ricordiamo con affetto con questa pagina.